Io, broccolo by Giovanni Brugnoli

Io, broccolo by Giovanni Brugnoli

autore:Giovanni Brugnoli [Brugnoli, Giovanni]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2023-04-26T12:00:00+00:00


15

Ora, non voglio annoiarvi, quindi immaginate questa mia prima visita a Serraglia come un montaggio cinematografico, magari con una musica indie-folk o k-pop in sottofondo, una specie di moderno Into the Wild in salsa post-moderna.

Io e Cole ripercorremmo il cammino a ritroso verso la sua fonte.

«Vieni» disse indicando il ruscello. «Attraversiamo.»

«E come?» chiesi. Per quanto il corso d’acqua fosse minuscolo, sarebbe stato impossibile non essere portati via dalla corrente. Se per un essere umano sarebbe bastato un passo, ora mi sembrava di osservare il Rio delle Amazzoni in piena e di avere solo un paio di stivali di gomma. E pure di una misura sbagliata.

«Tu non sai niente di noi» disse Cole. Poi si schiarì la voce. «Scusate, dovremmo passare.»

In quel momento, la terra vibrò di fronte a me mentre le radici delle piante sul bordo del ruscello iniziavano a sollevare i ciottoli sul fondo e le minuscole alghe che li ricoprivano si fondevano insieme come cemento. In pochi secondi, avevo davanti ai miei occhi un ponte che non avrebbe sfigurato in un giardino zen.

«Ma come...» bisbigliai.

«Evoluzione e collaborazione uguale biotecnologia» disse Cole, come se stesse leggendo da un dépliant informativo. «Questo ponte potrebbe stare qui per secoli, ma lo smontiamo quando non ci serve: non vogliamo rovinarci il paesaggio.»

Poi mi fece segno di attraversarlo. Devo ammettere che mi sentivo un po’ intimorito: tutte le mie esperienze con sassi umidi e ricoperti di viscide alghe non si erano mai concluse bene, a partire da quella volta, in gita di quinta elementare, quando tutti i miei compagni erano saltati sui sassi di uno stagno e io invece ero finito lungo e disteso a fare compagnia ai girini. Che non avevano fatto nulla per aiutarmi.

Ma scoprii che ora non avevo nulla da temere: le alghe non tenevano solo insieme il ponte ma, invece di farmi scivolare, trattenevano anche le mie radici per darmi stabilità. In men che non si dica fui dall’altra parte e, quando Cole mi ebbe raggiunto, il ponte si smontò e fu come se non ci fosse mai stato. Pensai a quanto sarebbe stato comodo avere una tecnologia simile nel nostro mondo: forse sarebbe stata la volta buona per un ponte sullo Stretto.

Iniziammo a addentrarci nel sottobosco, dove cespugli di more salutavano Cole con rispetto e ritraevano le spine per lasciarci passare.

«È per difendervi?» chiesi.

«E da cosa?» rispose il broccolo. «Da qualche insetto? Qui non ci sono predatori: semplicemente, a qualche pianta piace farsi solleticare dalle spine mentre passeggia. Immagina le more come delle massaggiatrici.»

«Agopuntura» dissi.

«Esatto: ci teniamo a stare bene nel corpo e nella mente. È importante, quando la tua prospettiva di vita copre secoli.»

Be’, non aveva tutti i torti. E come avrebbe potuto? Parlava con l’autorità di una delle verdure che facevano meglio.

«Manca ancora molto?» chiesi. Non ero abituato a camminare con quel corpo e iniziavano a farmi male le radici.

«No, non molto» rispose. «Sei ansioso?»

«Sì. In generale.»

Lui mi guardò. Immagino non capisse.

«Sai» dissi, «lo stress, l’università, i servizi segreti.»

«Ah, certo...» annuì. «Be’, immagina che questa visita sia una vacanza.



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